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Tragedia immigrazione. Base racket a Tripoli?
Notiziario di Martedì 21 Ottobre 2003

E' a Tripoli la base del racket dell'immigrazione clandestina. Una casa nel centro della capitale, punto di raccolta per gli extracomunitari in partenza per la Sicilia e per il resto d'Europa. Il particolare è emerso dal racconto di Asma, 9 anni, sopravvissuta al naufragio di venerdì scorso, in cui hanno preso la vita 25 immigrati, tra cui tre bambini, gettati in mare. La piccola ha rivelato ai volontari del centro di accoglienza di Lampedusa, di avere vissuto per più di un mese, in una grande casa, a Tripoli, con l'altro nucleo di clandestini somali, protagonista della tragedia di domenica. Il tutto nell'attesa che qualcuno desse il via libera per la traversata nel Canale di Sicilia. Asma ha riconosciuto la donna somala estratta viva sotto i cadaveri dei compagni e che adesso lotta contro la morte alla Rianimazione del Civico di Palermo. Il barcone dell'orrore, intercettato domenica sera, era partito il 3 ottobre, prima dell'altro gruppo avvistato venerdì. Due viaggi della speranza spezzati tragicamente. E dalla Libia sarebbero diversi i gruppi di clandestini pronti a partire per raggiungere le coste siciliane. Intanto, oggi, a Lampedusa, è stato il giorno della pietà. Una messa è stata celebrata all'interno della chiesa dal vicario del vescovo, don Salvatore Muratore e dal parroco dell'isola, don Leo Argento. Nel piccolo cimitero dell'isola, che già ospita le salme di altre vittime dei viaggi della speranza, non c'è posto per ospitare le 13 bare dei somali. Domani giungeranno a Porto Empedocle con la Sansovino. La prefettura provvederà alla tumulazione. E un anno dopo la tragedia di Capo Rossello, torna a tuonare l'arcivescovo di Agrigento, Carmelo Ferraro. Allora ammonì a non considerare gli immigrati carne da macello. Oggi, di fronte a due tragedie del mare in pochi giorni, torna a fare sentire alto il suo grido di dolore e di condanna verso un dramma che ha ormai superato ogni forma di possibile tolleranza. Come mai, si chiede, i pescherecci siciliani vengano subito sequestrati ogni qualvolta sconfinano le acque internazionali, mentre le barche della morte sono libere di partire, attraversare il canale di Sicilia e rimanere per giorni e giorni in balia delle onde senza che nessuno intervenga. Questa, conclude, è omertà criminale.
 
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