Notiziario di Mercoledì 8 Ottobre 2003
Attivata da poco, ma già al centro del mirino delle polemiche. Parliamo dell’Unità Operativa Hospice cure palliative, clinica del dolore per l’assistenza integrata in favore dei malati terminali. Da poco più di una settimana attrezzature, suppellettili e macchinari si trovano nel nuovo ospedale di contrada Consolida. E’ la prima unità operativa attivata in Sicilia. Le polemiche riguardano la gestione dei servizi offerti, affidati, in gran parte, ad operatori esterni, sulla base di una delibera, la 533 del settembre scorso, firmata dal direttore generale Gaetano D’Antoni. A sollevare la questione è il deputato regionale dei DS, Angelo Capodicasa, il quale ha rivolto un’interpellanza all’assessore alla Sanità, Cittadini, nella quale critica apertamente la decisione del manager che, a suo dire, avrebbe provocato malcontento tra gli stessi operatori interni. Il servizio, scrive, è affidato alla società cooperativa Papa Giovanni XXIII per un ammontare di quasi 99 mila euro all’anno, le cui prestazioni, prosegue, possono essere assicurate dal personale interno senza alcun esborso di denaro da parte dell’azienda ospedaliera. Capodicasa contesta inoltre l’affidamento ad esterni dei servizi di cucina e di prenotazione, decisione, scrive, adottate dal manager D’Antoni senza il coinvolgimento dei sindacati. Capodicasa conclude invitando Cittadini ad intervenire per ricondurre l’azienda, si legge testualmente, ad una più corretta ed austera condotta finanziaria ed amministrativa. A Capodicasa replica prontamente il direttore generale D’Antoni. Mi sono battuto per assegnare ad Agrigento, prima in Sicilia, la clinica del dolore, ci ha detto al telefono. L’unità operativa, sostiene D’Antoni, al momento è senza organico, per cui ho deciso di stipulare una convenzione con la società cooperativa, formata dalla suore Vincenziane, per il delicato lavoro che devono svolgere: quello di avere cura dei malati terminali. Ho fatto una richiesta interna, conclude il manager, e nessuno tra il personale Ota e infermieristico ha accettato di far parte dell’unità operativa, proprio per la particolare attività cui sono costretti a svolgere.