Notiziario di Giovedì 25 Settembre 2003
Una messa ha ricordato, oggi pomeriggio a Canicattì nella Chiesa San Domenico il 15.esimo anniversario dell’uccisione del giudice Antonino Saetta e del figlio Stefano, assassinati in un agguato mafioso sulla statale 640, Agrigento-Caltanissetta. In prima fila la moglie, Luigia Pantano, il figlio Roberto, altri familiari e diversi magistrati e giudici del Tribunale di Agrigento, Caltanissetta e Palermo. Alla vigilia della ricorrenza proprio il figlio Roberto aveva lanciato una denuncia, sostenendo che il sacrificio di suo padre e del fratello era stato dimenticato. Per il duplice omicidio sono stati condannati all'ergastolo Salvatore Riina, Francesco Madonia e Pietro Ribisi, gli ultimi due anche in appello. A compiere l'agguato sarebbero stati Michele Montagna, di Delia e Nicola Brancato di Palma di Montechiaro entrambi uccisi in agguati differenti. Il gruppo di killer sarebbe stato coordinato da Giuseppe Di Caro, ritenuto uno dei capi di Cosa nostra a Canicattì, anch’egli ucciso anni fa. Secondo il pentito palmese Giuseppe Croce Benvenuto, il giudice Saetta sarebbe stato ucciso per vendetta, per aver condannato all’ergastolo il figlio di Madonia per l’uccisione del capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Ma anche per evitare che il giudice presiedesse il maxiprocesso d'appello alle cosche palermitane.