Notiziario di Martedì 11 Aprile 2006
Oggi giornata di riflessione e di analisi del voto politico, ma a dominare la scena è la cattura avvenuta ieri sera nelle campagne di Corleone del boss numero uno di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano. La notizia è giunta come un fulmine a ciel sereno nella tarda mattinata di oggi. A catturarlo sono stati gli agenti della Mobile di Palermo e dello Sco, il servizio speciale di Polizia. Immediatamente è stato bloccato. Il boss, latitante da ben 43 anni, non ha opposto alcuna resistenza. Addosso aveva dei pizzini, bigliettini con i quali teneva dei contatti con i suoi fedelissimi. Proprio nei giorni scorsi il suo legale aveva detto che Provenzano era morto da tempo. Un'ipotesi smentita dagli investigatori e dai magistrati della DDA di Palermo. Oggi la conferma che Provenzano è vivo. Ma sulla cattura di Provenzano seguiamo questo servizio.
Lo hanno preso a Corleone, a pochi chilometri da Palermo. Maglione, jeans e scarponcini. Così era vestito Bernardo Provenzano, nel momento in cui la Polizia l'ha arrestato nelle campagne di Corleone. A quanto si apprende dalle prime informazioni, Provenzano non avrebbe parlato al momento dell'arresto. Ad effettuare materialmente l'arresto sono stati gli uomini dello Sco e della squadra mobile di Palermo. Subito dopo il blitz Bernardo Provenzano ha ammesso la propria identità agli agenti dello Sco e della Mobile di Palermo che l'hanno bloccato.
In una tasca dei jeans aveva numerosi "pizzini", i foglietti con cui negli oltre 40 anni di latitanza ha continuato a comunicare e a impartire ordini ai suoi fedelissimi. Secondo quanto riferisce la Polizia, la cattura è avvenuta all'interno di una masseria sita nei pressi di Corleone, dove il padrino trascorreva la propria latitanza godendo degli appoggi di alcuni luogotenenti e dei parenti più stretti. L'individuazione del rifugio è stata possibile grazie a complesse attività di ricerca condotte da un pool di investigatori della Polizia di Stato che, da anni, dava la caccia al capo indiscusso di Cosa Nostra. Era latitante da ben 43 anni. E così anche la latitanza del super boss, la primula rossa della mafia, è finita. Provenzano è stato arrestato ieri sera a Corleone: l'ultimo contatto con la polizia risale al 9 maggio del 1963, ma la sua presenza era stata segnalata alla fine del 2003 in una clinica francese di Marsiglia, dove si era sottoposto a un intervento chirurgico sotto falso nome. Recentemente, il suo avvocato aveva ipotizzato che Provenzano fosse morto "da diversi anni". Provenzano, appartenente inizialmente alla cosca mafiosa di Luciano Liggio insieme a Totò Riina, commise i suoi primi omicidi negli anni Sessanta, nel corso della prima guerra di mafia palermitana contro i Navarra. Conosciuto come "zu Binu" o "u tratturì", il trattore, per la sua determinazione, prese le redini di Cosa Nostra nel '93, dopo l'arresto di Riina. Ma il suo volto è rimasto ignoto persino ai "soldati" dell'esercito corleonese, ai quali impartiva ordini tramite i cosiddetti 'pizzini', cioè i bigliettini di carta mandati ai destinatari da uomini fidati. Il nome di Provenzano compare in decine di processi. Di lui hanno parlato tutti i pentiti di Cosa nostra, a partire dal boss di Riesi Giuseppe Di Cristina, dilungandosi sul complesso rapporto di amore-odio che lo ha legato per un quarto di secolo a Totò Riina.