Notiziario di Venerdì 13 Gennaio 2006
Alla sua prima uscita da Procuratore Nazionale Antimafia aveva denunciato pubblicamente le collusioni di rappresentanti delle istituzioni, della politica, dell’imprenditoria e delle forze di polizia che garantiscono, da 43 anni, la latitanza di Bernardo Provenzano, primula rossa di Cosa Nostra. Un vero e proprio blocco di borghesia mafiosa, la definisce Pietro Grasso nel suo primo rapporto da Superprocuratore presentato oggi. Un’area grigia che, scrive, si espande sempre più. Ed elenca i processi e le indagini sulle contiguità tra politica e mafia, citando, tra gli altri, i processi al senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri e al governatore Udc della Sicilia Totò Cuffaro. Nomi assenti, invece, nella relazione di fine legislatura della commissione parlamentare antimafia presieduta da Roberto Centaro. Nella sua relazione Grasso, nella parte dedicata al "blocco di borghesia mafiosa", non parla di semplici fiancheggiatori, ma di una fascia "di tecnici, di esponenti della burocrazia, di professionisti, di imprenditori e politici che o sono strumentali o interagiscono con la mafia in una forma di scambio permanente fondato sulla difesa di sempre nuovi interessi comuni. Tutti questi personaggi, prosegue, stanno sempre di più conquistando "ruoli di comando". Per Grasso è la nuova Cupola di Palermo. Nel dossier della Superprocura si fa un'analisi di tutte le altre mafie, italiane e straniere, oggetto peraltro nell’ottobre scorso di un convegno ad Agrigento alla presenza dello stesso Grasso. Si comincia dall'"invasione" dei cinesi, si racconta dei traffici dei russi, dell'aggressività crescente dei clan albanesi. Molte pagine sono riservate alla "tratta degli esseri umani". Impressionanti i numeri degli ultimi cinque anni: 661 procedimenti, 1779 indagati, 874 vittime tra le quali 301 minori. Ma nelle 600 e più pagine della relazione di Grasso, a preoccupare oggi è la mafia di Calabria. Non per nulla definisce strategico l’omicidio del vice presidente del consiglio regionale Francesco Fortugno e lo accosta a quello del presidente Aldo Moro.