Notiziario di Lunedì 13 Ottobre 2003
Una vittima della barbarie mafiosa, un martire del dovere. Questo è Pasquale Di Lorenzo sovrintendente di polizia penitenziaria, barbaramente ucciso il 13 ottobre del 92, l’anno delle stragi. Un delitto assurdo. La mafia, in pochi mesi, si era sbarazzata di due suoi storici nemici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, dichiarando di fatto guerra allo Stato che, sull’onda dell’emozione e soprattutto della rivolta delle coscienze, decise di passare al contrattacco, regalando il 41 bis, il carcere duro, ai boss in galera. Un provvedimento che sconvolse le loro abitudini. Una decisione che a Totò Riina non piacque. E così adottò le contromisure ordinando di uccidere un poliziotto penitenziario per ogni carcere della Sicilia. Un progetto folle che non venne portato a termine perché Cosa Nostra temette che il piano avrebbe comportato una maggiore presenza delle forze dell’ordine. Ma ad Agrigento il contrordine della mafia non arrivò. La scelta cadde su Pasquale Di Lorenzo, tra i più integerrimi del carcere San Vito. Un tipo inflessibile. La sua vita era tragicamente segnata. La missione di morte venne portata a termine il 13 ottobre 92. Pasquale Di Lorenzo trascorse quel giorno in campagna, in contrada Durrueli, a Porto Empedocle. Qui si dedicava al suo hobby preferito: l’addestramento di cani, una passione a cui dedicava il suo tempo libero. Calata la sera Di Lorenzo non aveva fatto ritorno a casa. Ma la moglie non era preoccupata. Sapeva che il marito era solito fare tardi. Soltanto all’alba chiamò un vicino di casa, in campagna, pregandolo di verificare se il marito fosse ancora sul posto. Il vicino scorse l’auto di Di Lorenzo fuori dal cancello. Si avvicinò e vide il corpo disteso sul terreno, bagnato dalla forte pioggia. Pasquale di Lorenzo era stato ucciso con 4 colpi di arma da fuoco. A portare a termine “l’operazione Di Lorenzo”4 furono Angelo Falzone, oggi collaboratore di giustizia e Gerlando Messina. Proprio Falzone, al processo celebrato nel 1999 svelò il movente e i nomi dei mandanti. Un dolore ancora vivo, quello di Di Lorenzo, una ferita aperta quella tragica sera del 13 ottobre di 11 anni fa e che difficilmente potrà essere rimarginata. Un martirio che deve rimanere indelebile nella memoria di tutti. Pasquale Di Lorenzo è stato riconosciuto dallo Stato vittima del dovere. Ma, aggiungiamo, anche vittima di una società in cui valore della vita umana, anche quella di un onesto servitore dello Stato, conta poco o nulla.