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C. Acc. Padre Nostro. Interventi dopo intimidazone.
Notiziario di Martedì 3 Giugno 2003

Una pesante intimidazione in uno dei luoghi simbolo dell’Antimafia di Palermo: il centro di accoglienza Padre Nostro fondato nel quartiere Brancaccio da don Pino Puglisi, ucciso da Cosa Nostra nel settembre del 93. Ignoti hanno parzialmente ostruito con calce e pietre la porta d’ingresso del centro. Un avvertimento, l’ennesimo, che cade all’indomani dell’uccisione del cugino e cognato del pentito Scarantino e che dunque fa salire in alto il termometro della tensione a Palermo. Una dimostrazione, per Carlo Vizzini, senatore di Forza Italia, componente dell’Antimafia, che si starebbe aprendo una nuova stagione di intimidazioni e regolamenti. E' ormai sempre più realistica, prosegue, una rottura tra la nuova mafia degli affari e quella dei corleonesi detenuti con il 41 bis. Una rottura, a suo giudizio, che potrebbe portare ad una nuova stagione di sangue. Gli fa eco Beppe Lumia, dei DS, anch’egli componente dell’Antimafia, per il quale l’aria a Palermo comincia a farsi pesante e non è da escludere il ritorno ad azioni violente. Lo Stato, conclude Lumia, non deve farsi cogliere di sorpresa. E una seria e approfondita analisi della situazione a Palermo sollecita anche il presidente della commissione regionale antimafia Carmelo Incardona il quale ha annunciato per i prossimi giorni una visita al centro sociale Padre Nostro di Brancaccio. Occorre capire, sostiene, se siamo davanti a un mutamento delle strategia di Cosa nostra e all'alba di una nuova stagione di terrorismo mafioso e di sangue. E da Palermo a Gela, altro fronte caldo della criminalità mafiosa. Oggi il sindaco Rosario Crocetta ha lanciato un appello al governo affinchè Gela non venga lasciata sola nella lotta alla mafia e alla criminalità. A Gela, scrive, si susseguono attentati, incendi di automobili, intimidazioni e di fronte a questa recrudescenza criminale la città si sarebbe aspettato un intervento dello Stato con misure straordinarie. Ed invece siamo stati lasciati soli, come sole sono state lasciate le forze dell'ordine».
 
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