Notiziario di Sabato 18 Gennaio 2003
Hanno alzato la copia della Costituzione al momento dell’intervento del vice ministro Michele Vietti, presente a Palermo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. PM e giudici dell’associazione nazionale magistrati hanno scelto questa forma di protesta contro la riforma della giustizia del Governo. E in fondo all’aula magna hanno ascoltato, in religioso silenzio la relazione del Procuratore Generale della Corte d’Appello, Salvatore Celesti. In aula anche una quarantina “girotondini”, esponenti di vari movimenti della società civile. Una relazione, quella del Procuratore Generale, Celesti, che ha toccato diversi punti, dall’amministrazione della Giustizia, sensibilmente migliorata, ha detto, in tutto il distretto di Palermo, all’allarme mafia e al pericolo di una nuova stagione di stragi e attacchi di Cosa Nostra agli uomini delle istituzioni, al ruolo dei pentiti, per i quali, ha proseguito Celesti, appaiono insufficienti, come nel caso di Nino Giuffrè, il termine di sei mesi entro il quale il collaboratore deve riferire tutto quello che è a sua conoscenza, alle riforme, la cui strada, ha proseguito, passa solo attraverso un dialogo costruttivo auspicato anche dal Capo dello Stato. Ma è l’emergenza mafia il problema principe nel distretto: il controllo degli appalti, ha proseguito Celesti, è sempre di più in mano a Cosa nostra. L'interesse mafioso per il mondo degli appalti, ha osservato, è stato rafforzato da quando è aumentato il flusso dei finanziamenti attivato con i programmi europei: Agenda 2000, fondi strutturali di sviluppo e altre misure di intervento comunitario. La forza di Cosa nostra, ha denunciato, è oggi sostenuta da un rapporto di scambio con il mondo politico e le istituzioni e dall'appoggio di fiancheggiatori reclutati nel mondo delle professioni. Come già, 20 anni fa, ha detto ancora, aveva individuato Giovanni Falcone. Nella sua relazione Celesti ha anche parlato dell’aumento dei procedimenti contro i reati ambientali, abusivismo su tutti e di quello delle morti bianche, passate in un anno da 163 a 210 ''a causa della violazione delle norme per la prevenzione sugli infortuni nel lavoro''.