Notiziario di Mercoledì 22 Marzo 2000
Il giudice Paolo Borsellino è stato ucciso dalla mafia nel luglio del 1992 ''per agevolare la creazione di nuovi contatti politici''.La nuova ed inedita chiave di lettura arriva a conclusione del terzo processo ai mandanti e agli esecutori della strage di via D' Amelio, nella quale, oltre al magistrato, persero la vita cinque agenti della scorta. Secondo i giudici Borsellino venne ucciso in esecuzione di un disegno di sangue partito dall' omicidio di Salvo Lima, finalizzato, è scritto nella motivazione, a ''esercitare una forte pressione sulla compagine governativa che aveva attuato una linea politica di contrasto alla mafia più intensa che in passato ed indurre coloro che si fossero mostrati disponibili tra i possibili referenti a farsi avanti per trattare un mutamento di quella linea politica''. In questo contesto era chiaro che la strage di via D' Amelio avrebbe prodotto conseguenze disastrose per Cosa Nostra ma ''la situazione preesistente alla strage di Capaci era inaccettabile - scrivono i giudici - e quindi (la mafia) non doveva limitarsi ad evitare ulteriori inasprimenti ma doveva spingere la sua offensiva sino alle estreme conseguenze, non fermandosi cioè sino a quando non avesse raggiunto il suo scopo, la garanzia che sarebbero state modificate tutte le norme che consentivano un più incisivo contrasto del fenomeno mafioso anche se ciò avrebbe potuto comportare per un certo periodo dei sacrifici.