Notiziario di Mercoledì 15 Settembre 1999
Sembra destinata a tornare in alto mare la discussione al Csm sul destino dei 33 pubblici ministeri in servizio alle direzioni distrettuali antimafia il cui mandato sta per scadere per effetto di una circolare che impone un tetto massimo di permanenza di otto anni.Dopodomani l'assemblea di Palazzo dei marescialli dovrebbe esprimersi sulla proposta licenziata dalla Commissione sulla criminalità organizzata del Consiglio di negare una nuova proroga di due anni ai pm che hanno raggiunto gli otto anni, concedendo loro la possibilità di occuparsi sino al loro completamento e comunque non oltre un anno soltanto delle indagini di particolare rilevanza. Ma quasi certamente la pratica tornerà in Commissione.Piero Grasso, il capo della procura di Palermo - l'ufficio che per primo aveva lanciato l'allarme sul rischio di un azzeramento dei pool antimafia per effetto della circolare - ha scritto una lettera al Csm chiedendo di essere ascoltato sull'argomento. E proprio per consentire la sua audizione i consiglieri del Movimento per la giustizia solleciteranno giovedì il rinvio della pratica in Commissione. L'obiettivo - spiega uno degli esponenti della corrente, l'ex pm palermitano Gioacchino Natoli - è anche quello di ''indurre la commissione a valutare in maniera più compiuta la proposta, prendendo atto che vi è una disparità di trattamento tra i pm delle Dda rispetto all'universo della magistratura. Per esempio i pm che si occupano di reati contro la pubblica amministrazione possono rimanere al loro posto vita naturaldurante''. Il Movimento per la giustizia, che prima della pausa estiva aveva chiesto una proroga di due anni per i pm in scadenza, si batterà dunque per l'eliminazione del tetto di permanenza nelle Dda; ma solo ''come ipotesi intermedia in attesa di una riflessione complessiva sull'opportunità di introdurre limiti di permanenza per tutta la magistratura''