Notiziario di Sabato 31 Luglio 1999
Polizia e carabinieri sono impegnati a Gela dall'alba di oggi in una vasta operazione antimafia, per eseguire 28 ordini di custodia cautelare. Si tratta di presunti affiliati al clan Emmanuello, coinvolto nella faida mafiosa che nella cittadina ha già causato decine di vittime. L'inchiesta è coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Caltanissetta in collaborazione con la squadra mobile, il commissariato di Gela e i carabinieri. La scorsa settimana lo scontro fra i clan Emmanuello e Trubia ha toccato il picco più alto dall'inizio dell'anno: quattro morti in due giorni. Secondo gli ivnestigatori le due cosche sono in lotta per il controllo dell'organizzazione criminale. La guerra di mafia è esplosa dopo l'arresto, avvenuto lo scorso mese di gennaio in Germania, del latitante Alessandro Emmanuello, capo del clan omonimo.E ieri sera Gela ha risposto alla ripresa della violenza mafiosa con un corteo silenzioso illuminato da duemila fiaccole. Abbiamo voluto portare qui, in piazza, ha detto il parroco della chiesa san Giacomo, don Luigi Petralia, un fuoco di speranza, ben diverso da quello della violenza e della morte. Il corteo era preceduto dai gonfaloni della Provincia regionale di Caltanissetta e da quelli dei comuni di Gela e Niscemi. Tra i tanti gruppi di volontariato un cartello dava voce anche ai non udenti: l'Associazione Golfo Sordomuti grida aiuto al governo. In piazza Umberto è stato letto un messaggio del Presidente della Camera, Luciano Violante, che plaude all'iniziativa, invita all'unità delle forze sane della società e annuncia una sua visita a Gela, nel prossimo futuro. Alla manifestazione non erano presenti i commercianti gelesi i cui negozi sono rimasti aperti anche durante il passaggio del corteo. E proprio ai commercianti il sottosegretario all'interno, Alberto La Volpe, richiamando la categoria a gesti coerenti, ha detto che non si può denunciare la morsa se poi non c'è un solo commerciante che trovi il coraggio civile e morale di denunciare i propri estortori. Qui la mafia, ha concluso La Volpe, ha instaurato la pena di morte, invece dobbiamo ristabilire la legalità e quel clima di fiducia che attiri chi vuole investire.