Notiziario di Mercoledì 22 Marzo 2006
E' una campagna elettorale insolita, in cui gli attori principali sono i partiti e non gli uomini che li rappresentano. Una campagna che possiamo definire quasi di nicchia perché i luoghi prediletti di incontro non sono le piazze ma le sale conferenze degli alberghi o gli auditorium. Per le strade poi, di uomini armati di fac-simile prodighi nella distribuzione, se ne vedono pochissimi. Viene da dire che stiamo vivendo una campagna elettorale che sembra si sia chiusa nel momento in cui sono state presentate le liste, in cui a tavolino è stato deciso chi ha piùo meno chances, secondo prevuisioni ritenute verosimili, di assicurarsi un posto a Montecitorio o a Palazzo Madama. E' certo, comunque, che questo del 9 e 10 aprile sarà un voto prettamente di opinione, un voto ai contenuti ideologici e progranmmatci dei partiti e delle coalizioni. Un'opinione che, chi non l'ha già cementata per conto suo, stenta a formare non aiutato sicuramente dai dibattiti, dai confronti e dalle tribune politiche infarciti di insulti e di accuse reciproche. Si parla poco del futuro, di cosa si vuol fare e molto del passato con toni a volte autocelebrativi a volte estremamente critici ed esasperati. Insomma, alla fine si è portati istintivamente a pensare che tutti hanno ragione e tutti hanno torto, ma un'idea chiara e precisa su quale sia la migliore ricetta per curare i mali del nostro Paese e soprattutto del meridione, non è facile costruirsela. Per cui chi è indeciso forse resta tale, anche perché bombardato da una parte e dall'altra da uno stillicidio di dati e numeri fra loro contrapposti che mandano in tilt il cervello dei normali cittadini che di statistiche non hanno di che farsene ma vogliono sapere come potranno arrivare alla fine del mese, come potranno vedere tutelata la propria famiglia , quale futuro possano avere i propri figli e quali certezze occupazionali ed economiche possano avere.