Notiziario di Martedì 14 Marzo 2006
Cresce l'allarme criminalità in provincia di Agrigento. Stavolta gli attentatori hanno preso di mira una cooperativa di Canicattì, associata all'Arci, che da tempo gestisce un terreno confiscato alla mafia. Nella notte ignoti hanno estirpato diverse piantine che avrebbero dovuto essere piantate. Immediati gli attestati di solidarietà da parte dell'Arci regionale e della segreteria provinciale della CIA, la confederazione italiana agricoltori. E anche l'arciprete di Grotte è rimasto vittima di una intimidazione. Vediamo.
Settanta piantine estirpate e un cane soffocato con una corda e abbandonato all'ingresso dei capannoni. L'intimidazione è stata compiuta nei terreni della cooperativa "Lavoro e non Solo" dell'Arci che a Canicattì gestisce 19 ettari di campi confiscati alla mafia. Proprio ieri nei terreni della cooperativa che aderisce a Libera, dovevano essere piantati i paletti del nuovo vigneto e da alcuni giorni il campo era pieno di persone. Non è la prima volta che qualcuno si introduce nei terreni. Ma negli ultimi tempi, ha dichiarato Calogero Parisi, presidente della cooperativa, c'è stata una escalation davvero preoccupante. Nell'agosto 2005, durante il campo di lavoro per estirpare il vecchio vigneto, è stata trovata la serratura del capannone scassinata. A febbraio, invece, si è verificato il furto di alcune attrezzature. Oggi quest'altro inquientante episodio che va ad accrescere l'allarme - criminalità in provincia di Agrigento. Un crescendo di intimidazioni e attentati di cui sono vittime proprio tutti: dai politici agli imprenditori, ai commercianti ed anche sacerdoti. A Grotte domenica scorsa l'arciprete del paese, don Luigi Lo Mascolo, ha presentato una denuncia contro ignoti ai Carabinieri. Il religioso ha trovato le quattro ruote della sua auto, una Polo Wolkswagen, tagliate di netto con un coltello. Una intimidazione o una semplice bravata? Queste le ipotesi al vaglio degli inquirenti. Don Luigi Lo Mascolo, 42 anni, originario di Raffadali, da sette anni opera a Grotte avendo preso il posto di don Baldo Reina, altro giovane arciprete, per il quale, allora, si mobilitò l'intero paese perchè non venisse trasferito.