Notiziario di Venerdì 14 Novembre 2003
Gli investigatori lo accusano di essere il capo mandamento di Partinico, nel palermitano. Non a caso Giovanni Bonomo, 68 anni, ricercato dal 1996 e arrestato questa mattina nell'aeroporto romano di Ciampino, è inserito nella lista dei 30 latitanti di mafia più pericolosi ed è indicato come uomo di fiducia dei boss Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca. Bonomo, dopo essere stato espulso dal Senegal, avrebbe preso il posto di Vito Vitale, il boss di Partinico arrestato nell’aprile del ’98. Ma a differenza di quest’ultimo, lui sarebbe stato la mente strategica e finanziaria della cosca. Era riuscito ad accumulare un tesoro, per un valore complessivo di oltre 45 miliardi di vecchie lire, che due anni fa gli è stato confiscato. Dopo essere sfuggito sette anni fa all’operazione «Acquario», che decapitò i vertici della mafia di Partinico, Bonomo ha collezionato una condanna a 9 anni di reclusione per associazione mafiosa, confermata dalla Cassazione nel 2001, e vari altri ordini di carcerazione. Il latitante, durante i 7 anni, si era rifugiato in Senegal, dove è stato scovato dagli uomini dello SCO, il Servizio Centrale Operativo della Polizia in collaborazione con il Sisde, il servizio segreto civile e l’Interpol. In questi anni, avrebbe continuato a gestire dall’estero i suoi affari, rafforzando anzi i contatti in Sud Africa ed in Namibia con un altro boss mafioso, Vito Roberto Palazzolo, ancora latitante, che sosteneva riciclando ingenti somme di denaro per conto di Cosa Nostra. Intanto, in un'altra operazione antimafia, sempre questa mattina, il Gico della Guardia di Finanza, ha eseguito complessivamente 5 ordinanze di custodia cautelare, 3 delle quali notificate a persone già in carcere. È il caso del boss Salvatore Rinella, 49 anni e dei suoi fratelli Diego e Pietro, di 43 e 42 anni. In manette sono finiti invece i palermitani Gaspare e Giuseppe Finocchio, padre e figlio, di 72 e 39 anni. L'indagine è scaturita dalle rivelazioni del pentito Nino Giuffrè. Nel quadro della stessa inchiesta, le Fiamme Gialle hanno sequestrato beni per un valore di 15 milioni di euro. Gli investigatori avrebbero accertato inoltre che Cosa nostra mediante un'apparente attività imprenditoriale lecita, in realtà ha dato vita a una massiccia speculazione edilizia sul litorale di Campofelice.