Notiziario di Lunedì 15 Settembre 2003
I killer lo chiamarono per nome. Lui si voltò e disse: Vi aspettavo. Così venne ammazzato don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio, ucciso sotto casa la sera del 15 settembre del 93, nel giorno del suo 56.esimo compleanno. Un omicidio che sembrò una risposta all’anatema pronunciata, appena 4 mesi prima, in Sicilia, nella Valle dei Templi, dal Papa. Quel: Mafiosi convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio, che rappresenta ancora oggi una delle pietre miliari del Papato di Giovanni Paolo secondo. Ma Cosa Nostra, quel 15 settembre del 93, volle chiudere i conti con un uomo, con un religioso che a Brancaccio aveva operato una sorta di rivoluzione silenziosa. Il centro d’accoglienza Padre Nostro, voluto fortemente, fu non solo un centro di aggregazione sociale, ma anche una sede all’interno della quale don Pino Puglisi svolse un’importante opera evangelica contro la mafia. E questo i boss non lo tollerarono. Così, quella sera ad attenderlo sotto casa c'era un commando formato da Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone. A fare fuoco Salvatore Grigoli, detto «U cacciaturi», su ordine dei boss del quartiere, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Ed è stato proprio Salvatore Grigoli, arrestato nel '97 dopo un lungo periodo di latitanza e dopo essere sfuggito a una trappola ordita dagli stessi mafiosi per sopprimerlo, a fare luce sull'omicidio di Padre Puglisi. Il killer dopo aver confessato e chiamato in causa i complici, ha iniziato un cammino di conversione mettendosi in contatto con l'attuale parroco di Brancaccio, don Mario Golesano. Oggi è il giorno della memoria, del ricordo, ma anche del bilancio di 10 anni di impegno antimafia a Brancaccio dove però sembra che il martirio di don Pino sia stato vano.