Notiziario di Martedì 4 Marzo 2003
L’ultimo viaggio, il viaggio della morte, per Maurizio Terrasi, 32 anni, separato e padre di due figli, una vita difficile alle spalle, comincia alle 19,05 di ieri dalla stazione di Palermo. L’uomo si siede su un sedile della carrozza di testa del treno diretto ad Agrigento. Alle 21,10 l’arrivo. Tutti scendono, tranne lui. Sono alcuni addetti alla pulizia ad accorgersi del giovane, apparentemente normale. Sembrava addormentato, hanno poi riferito. Uno di loro si avvicina al giovane e scopre un po’ di bava alla bocca. A questo punto vengono avvertiti gli agenti della Polfer, diretti dall’ispettore capo Salvatore Mancuso, che si recano sulla carrozza. Per Maurizio Terrasi non c’è più nulla da fare: stroncato da una overdose, forse eroina. Questa la prima diagnosi, anche se occorre attendere l’esito dell’autopsia, disposta dal magistrato Umberto Vallerin, che sarà effettuata domani dal medico legale Gianfranco Pullara che stamani comunque ha compiuto un esame esterno sul corpo dell’uomo. Secondo i primi rilievi la sua morte potrebbe risalire anche ad un’ora, un’ora e mezza prima del rinvenimento. Insomma, Maurizio Terrasi potrebbe avrebbe avuto solo il tempo di salire sul treno, a Palermo. La morte l’avrebbe colto subito dopo. Il tutto senza che nessuno dei passeggeri si accorgesse di nulla nonostante il treno fosse particolarmente affollato, almeno per buona parte dei 140 chilometri della tratta Palermo-Agrigento. Accanto al corpo di Maurizio Terrasi non è stato trovato nulla, nessuna siringa. Questo lascerebbe supporre che abbia assunto la sostanza stupefacente, che poi sarebbe risultata letale, a Palermo, prima di salire sul treno. Maurizio Terrasi, come detto, ha pagato con una morte violenta una esistenza piuttosto travagliata. La moglie e i due figli dell’uomo sono ospiti di una casa accoglienza a Grammichele, in provincia di Catrania. Era piuttosto conosciuto dalle forze dell’ordine non solo perché tossicodipendente, ma anche per alcuni episodi di cronaca in cui è rimasto coinvolto. Come quella volta, nel 2000, quando venne fermato perché, spacciandosi per posteggiatore abusivo, rubò un’auto. Reati che Maurizio Terrasi ha cancellato con la sua morte che ripropone il dramma della droga in una città che solo apparentemente sembra sfiorata dal fenomeno e che invece, secondo gli ultimi dati del Sert, è in costante aumento soprattutto tra i giovanissimi.