Notiziario di Lunedì 17 Febbraio 2003
In codice è stata chiamata Ombra. In realtà l’operazione condotta nella notte dalla Squadra Mobile di Agrigento e dal commissariato di Polizia di Canicattì ha fatto luce sul nuovo organigramma di Cosa Nostra di Agrigento, della mafia di Agrigento-Villaseta, come hanno precisato gli investigatori. Ventisei persone arrestate, responsabili a vario titolo di associazione mafiosa armata, estorsioni e porto e detenzione di armi. Non solo capi, ma anche gregari e le cosiddette nuove leve, giovani reclutati per compiere intimidazioni a scopo di estorsione soprattutto alle imprese. Reclutamento operato in particolare negli ultimi due anni, dopo i duri colpi inferti dalle forze dell’Ordine con le due operazioni Akragas. Il capo di Cosa Nostra di Agrigento, secondo il nuovo organigramma, e secondo quanto avrebbero riferito i pentiti Falsone, Salemi e Albanese, è Franco Cacciatore, arrestato il 31 gennaio 2002, dopo una rocambolesca fuga che provocò il ferimento di due poliziotti. E’ lui che avrebbe gestito le estorsioni ad imprese di Agrigento e Favara per far fronte ai bisogni delle famiglie dei detenuti. Estorsioni ad imprese edili, ma non solo. Il metodo è sempre lo stesso: richieste di denaro o assunzioni nelle imprese di affiliati alla cosca. Il tutto sotto la dipendenza gerarchica di Maurizio Di Gati, il reggente di Cosa Nostra provinciale, la cui elezione avrebbe dovuto essere ratificata nel corso del summit di Santa Margherita Belice interrotto dalle forze dell’ordine nel luglio 2002. E nel corso delle indagini si è saputo anche di un altro summit a Porto Empedocle al quale avrebbero partecipato anche i latitanti empedoclini Gerlandino Messina e Luigi Putrone, inseriti nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia. Il summit si sarebbe svolto il 18 dicembre del 2001, presente Cacciatore ed altri affiliati. E due fratelli di Messina, Valentino e Fabrizio figurano nell’elenco degli arrestati. Gli investigatori hanno controllato gli indagati per due anni, ascoltando le loro conversazioni attraverso microspie ambientali. Grazie a queste intercettazioni è stato anche possibile evitare numerosi danneggiamenti grazie al fatto che la polizia predisponeva dei servizi di pattuglia nella zona che facevano cambiare idea agli attentatori, e allo stesso tempo senza rovinare l'indagine. Sempre attraverso le cimici ambientali e' stato possibile scoprire l' affiliazione di nuove persone nelle famiglia mafiose di Agrigento, Racalmuto e Favara, e la nomina di nuovi boss. I provvedimenti cono stati firmati dal gip Antonio Caputo su richiesta dei pm della Dda di Palermo, Claudio Siragusa, Mauro Terranova e Fernando Asaro.