Notiziario di Lunedì 3 Febbraio 2003
Ha infranto la ferrea legge di Cosa Nostra, pagando con la vita lo sgarro compiuto. E’ la storia, venuta alla luce soltanto oggi, di Crocifisso Portelli, piccolo pregiudicato che soffiò la fidanzata ad un boss di Gela. Una fuga d’amore che costò cara a Crocifisso, ucciso nell’estate del 91. Il movente dell'omicidio è stato scoperto adesso dai PM della DDA di Caltanissetta che hanno chiesto e ottenuto dal GIP quattro ordini di custodia cautelare. Nella notte gli investigatori del centro operativo della Dia di Caltanissetta hanno arrestato Emanuele Argenti, di 47 anni, Francesco Maurilio La Cognata, di 33; Luigi La Cognata, di 39 e Ettore Daniele Pace, di 32. Sono tutti accusati di associazione mafiosa e di concorso nell'omicidio di Portelli. Secondo gli inquirenti, la vittima avrebbe fatto parte di un gruppo di pregiudicati di Gela che si contrapponeva alla fine degli anni Ottanta agli uomini di Cosa nostra. La condanna a morte per Portelli sarebbe stata decisa dopo la sua 'fuitina' con Alida Trubia, sorella di Rosario Trubia, indicato come uno dei boss di Gela. La ragazza all'epoca dei fatti era anche la fidanzata di un altro affiliato a Cosa nostra, Angelo Celona, oggi collaboratore di giustizia. La fuga tra Trubia e Portelli, secondo gli investigatori, avrebbe creato imbarazzo fra gli uomini d'onore, tanto che Ettore Pace, cognato di Rosario Trubia, si offrì di organizzare la vendetta con l'assenso dei vertici dell'organizzazione mafiosa. Portelli, secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori della DIA, che stamani hanno trenuto una conferenza stampa, venne sequestrato, torturato e poi assassinato. Un omicidio compiuto per ''salvare l'onore di alcuni personaggi cari a Cosa nostra''. Il corpo del pregiudicato venne fatto sparire. In questa inchiesta sono anche indagati Angelo Celona, oggi collaboratore di giustizia e Pasquale Messina. Una vicenda sconvolgente, ma non l’unica, purtroppo, nella storia di Cosa Nostra. L’ultima risale a qualche settimana fa quando i magistrati antimafia di Palermo scoprirono che ad ordinare l’uccisione di una ragazza era stato il padre, un boss mafioso, per lavare col sangue la vergogna della figlia che aveva allacciato una relazione extraconiugale.